La Porta Romana comprende tutta quella parte dell’abitato racchiusa tra le mura civiche del versante meridionale e l’asse stradale costituito da via S. Giovanni, via Pagani e via Baboto. Le mura in questo settore avevano due porte: Porta della Stella adiacente all’abside della chiesa di S. Maria della Stella, demolita dopo l’Unità d’Italia e Porta Romana che è giunta parzialmente ai nostri giorni col nome di Arco di S. Vito o Porta S. Marco. Il trasferimento del nome di Porta Romana alla Porta Caetana (piazzale XX Settembre) è avvenuto all’inizio del XVIII secolo. Dell’antica struttura di Porta Romana è rimasto solo l’arco esterno.
La chiesa dei SS. Cristoforo e Vito (XIII-XIV secolo) che si trova nel cuore del rione ha perso quasi tutto l’arredo originario e gli antichi affreschi: tuttavia sono ancora presenti gli elementi scultorei dei due altari ed altri murati nel presbiterio insieme a qualche rovinato e frammentario affresco. Particolarmente interessante per la semplice e armoniosa linearità è la cappella già appartenuta alla famiglia Tacconi dove, nel 1363, fu inumato Leonardo Tacconi vescovo di Fondi.
Nella piazzetta rionale si innalza l’oratorio di S. Maria della Stella fatto erigere dalla omonima confraternita – che tuttora vi risiede – nel XIV o XV secolo, nel quale oltre al rimaneggiato affresco dell’altare maggiore che da il titolo alla chiesa si conserva un interessante dipinto del XVI secolo (Madonna col Bambino) ed alcuni frammenti scultorei di epoca romana e alto medievale.
Nel rione c’erano altre due chiese: S. Vito, da tempo scomparsa, e S. Chiara tuttora esistente, sconsacrata, nell’omonima piazza. La chiesa edificata dalle Clarisse a partire dal XVI secolo, quando ebbero quel luogo, si presenta nella veste ottocentesca acquisita durante i lavori compiuti all’inizio del XIX secolo. Le tre grandi pale che ornavano gli altari della chiesa (Gloria di S. Chiara, Madonna del Rosario e Visione di S. Filippo Neri) sono state recentemente restaurate ed esposte nelle aule consiliari del Palazzo Comunale di Priverno.
La parte alta del rione nel passato era abitata dalle famiglie patrizie, le cui dimore esistono ancora anche se trasformate per altri usi o in corso di restauro. I Catena vi avevano la loro dimora che cedettero per la costruzione del vescovado, attualmente occupato dalla XIII Comunità Montana dei Monti Lepini e dal Museo Archeologico Comunale. Molto interessante è la dimora Baratta, costruita intorno ad una antichissima torre medievale e poi adibita a sede dell’Orfanotrofio femminile “Eleonora Baratta” che vi è rimasto durante tutto il XX secolo. Senza dubbio il migliore di tutti gli edifici signorili di Priverno è il palazzo Zaccaleoni, ora in corso di restauro, sorto su case medievali a partire dalla fine del XVI secolo. Come negli altri rioni di Priverno, le aree periferiche delle mura erano abitate dai contadini che costituivano una parte importante della popolazione di Priverno.